venerdì 27 gennaio 2012

UN MORSO E UN BACIO

La mela rosa incontra l’alta cucina ed è subito amore!
Lei è Pink Lady® , la mela con il bollino a forma di cuore, lui il celebre chef Moreno Cedroni e insieme danno vita al primo originale percorso culinario dedicato alle coppie e agli amanti della buona cucina, disponibile solo per un giorno, quello degli innamorati.

Moskit Pink Lady® Limited Edition è uno speciale menù con cui lo chef italiano di fama internazionale ha rielaborato in cucina il gusto unico della mela Pink Lady® per una collaborazione all’insegna del piacere e del desiderio, nella preziosa cornice del prestigioso ristorante Clandestino.Milano dell’hotel Maison Moschino.

La mela rosa ribadisce così il posizionamento distintivo fortemente legato al tema dell’amore e al giorno di San Valentino unito al suo carattere moderno e contemporaneo che le fa scegliere la Milano della moda e dei locali. Per la prima volta,  si potranno assaporare le più romantiche declinazioni di questa mela nel prestigioso box firmato Clandestino.Milano, con ricette studiate ad hoc per esaltare le particolari caratteristiche organolettiche che la rendono ingrediente perfetto in cucina, sia fresca che in cottura.

Inedite modalità di consumo per un target moderno e aperto alla sperimentazione, attirato dall’incontro tra il carattere glamour di Pink Lady®, la mela europea leader del mercato, e l’estro creativo di Moreno Cedroni per un momento unico ed esclusivo.

Abbandonatevi alle emozioni che solo questi due prestigiosi partner vi regaleranno.

In anteprima per Io tu e le torte, Moreno Cedroni svela la ricetta di una delle portate del Moskit Pink Lady® Limited Edition.


Marmellata di Pink Lady e Frutto della Passione, Ganache cioccolato al latte e sale, Streusel alle Spezie

INGREDIENTI:

MARMELLATA DI PINK LADY E FRUTTO DELLA PASSIONE
Mela Pink Lady  300 G
Fruttosio150 G
Acqua 50 G
Pectina di Mela 3 G
Frutto della passione 100 G
PER LO STREUSEL ALLE SPEZIE
Farina 00 g 120
Farina di mandorle g 80
Sale g 3
Zucchero di canna grezzo g 130
Burro g 130
Spezie varie g 2
PER LA GANACHE AL SALE
Cioccolato al latte g 90
Panna g 30
Sale rosa g 8


PREPARAZIONE:
Sbucciate le mele e tagliatele a dadini. Tagliuzzate anche la buccia.
Mettete la polpa e la buccia  insieme al fruttosio per un paio d’ore, poi mettere il tutto in un tegamino e cuocete sino alla temperatura di 70°. Portate a bollore l’acqua, aggiungete la pectina, le mele, la polpa del frutto della passione e frullate con il frullatore ad immersione. Lasciate raffreddare.

Per lo streusel, impastate la farina 00 con la farina di mandorle, il sale, lo zucchero, il burro ammorbidito e le spezie. Otterrete un impasto “a briciole” che va cotto in forno a 140° per 15 minuti.
Per la ganache, fate bollire la panna con il sale rosa, poi versate frizionando il composto sul cioccolato al latte. Tenete il composto a temperatura ambiente.

FINITURA:
Disporre lo streusel alla base del piatto, la ganache al sale nel centro e sopra la marmellata.



giovedì 26 gennaio 2012

UNO E TRINO

Il dio dello zucchero verso la consacrazione al successo


Fino al 30 gennaio 2012  le dolci opere di Renato Ardovino, il maggiore esponente del cake design italiano, sono esposte alla 54a Biennale di Venezia, presso la Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni di Torino.
L’allestimento è stato realizzato da Mary Cocciolo per MaryDesign e rientra nell’ ampio progetto della Biennale “L’arte non è cosa nostra”, curato da Vittorio Sgarbi.
Dal 26 gennaio la sua arte si può ammirare inoltre a Sposimanonsolo, la fiera di Salerno dedicata agli sposi, dove, domenica 29, Renato incontrerà personalmente i visitatori.


Anche la carta stampata si vota al gran maestro ed eccolo apparire nel numero di febbraio di Alice Cucina, mensile edito da Sitcom.
Renato illustra step by step la preparazione di “Primaneve”, un cuore squisito di caprese al limone, farcita con ganache di cioccolato bianco e ribes rossi. Un aspetto total white da brivido!
La firma di Renato Ardovino sulla torta è una garanzia, un giusto incontro tra l’arte e il gusto, ed è per questo che lo scorso 13 gennaio il TG5 ha scelto di spegnere le sue 20 candeline insieme a lui.
Per i festeggiamenti nella capitale, l’attuale padrone di casa Clemente Minum ha accolto Silvio Berlusconi, il presidente ed il vice presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi, gli ex direttori Enrico Mentana e Carlo Rossella. L’arrivo più atteso però è stata lei: la torta di Renato, 3 piani ricoperti di pasta di zucchero bianca sui quali si sviluppa una rappresentazione essenziale ma esplicativa del grande lavoro che ogni giorno porta l’informazione nelle nostre case.
Di fronte ai miracoli di zucchero di Renato Ardovino, un ipotetico telegiornale della dolcezza, oggi titolerebbe: “Il verbo s’è fatto pasticciere e venne a deliziare tutti noi”!

mercoledì 25 gennaio 2012

ARMATI DI SPADONI

Hai selezionato ingredienti di qualità e seguito alla perfezione la ricetta?
Aprendo il  forno però hai provato  la delusione alla vista di un dolce basso sui bordi e con al centro una montagnola che ricorda il Vesuvio?
L’inconveniente è dovuto ad una distribuzione del lievito non omogenea.
Per abbattere il vulcano, armati della farina che lievita di Molino Spadoni.


La magia è elementare ed è presto spiegata dagli ingredienti riportati sulla confezione: la farina auto lievitante contiene il cremore di tartaro in associazione al bicarbonato di sodio. In presenza di acqua, il mix sviluppa anidride carbonica creando delle bolle che, dilatandosi durante la cottura, gonfiano la preparazione alimentare. 
La farina che lievita è Ideale anche per preparazioni salate come la pastella per frittura.
Ogni confezione di farina Molino Spadoni è anche un piccolo ricettario “on pack”, che propone ricette gustose e semplici, tutte già testate, da realizzare con 250 g di farina autolievitante e avere così la possibilità di preparare  4 torte con un  sacchetto da un Kg.

Quando è nata la farina che lievita?
L’abbiamo chiesto a Fabio Bazzocchi, Responsabile laboratorio del  Gruppo Alimentare Spadoni S.p.a,  leader nazionale nel mercato delle farine e miscele speciali.

La Farina che Lievita è nata nel 1995, con l’obiettivo di facilitare la preparazione dei dolci, poichè contiene una quantità di lievito opportunamente dosato.

E’ vero che le farine autolievitanti lasciano un retrogusto amaro?

Questo succede quando vengono dosati in maniera scorretta gli ingredienti. In particolare, il sapore amaro dipende da un eccessivo impiego di lievito, così come quello salato è dovuto all’utilizzo di troppo bicarbonato. In ogni caso, i consumatori che si affidano a Molino Spadoni possono stare tranquilli poiché ogni miscela è studiata attentamente, evitando dosaggi scorretti; questo garantisce l’assenza di retrogusto di alcun tipo.

Oggi si trovano in commercio farine in sacchetti di plastica. Perché avete scelto di proporre le vostre ancora in sacchetti di cellulosa?

Perché la farina, per dare il massimo delle sue prestazioni, ha bisogno di maturare dopo la macinatura. Per farlo, occorre un contenitore che ne consenta la traspirazione, come la cellulosa. La plastica invece non consente un corretto scambio di aria con l’esterno, con il rischio della formazione di muffe.

Da dove proviene il grano utilizzato nella macinazione delle farine Spadoni?

Le percentuali di provenienza del grano utilizzato per le farine Spadoni cambiano di anno in anno. L’obiettivo è mantenere sempre le stesse caratteristiche e per farlo va valutata la qualità dei cereali, che dipende in primo luogo dal clima che ha interessato un determinato Paese. Va detto che la maggioranza del grano da noi utilizzato è di provenienza nazionale. Per il 2011/2012, questa quantità si attesta al  60% e viene completata da  un 10% di provenienza francese, un 10% austriaco e un 20% americano.



Quali sono le ultime nate in casa Spadoni?

Gli ultimi prodotti lanciati a marchio Spadoni sono quelli della linea Torte Pronte ovvero la Ciambella Italiana e la Miscela Universale,  studiate per realizzare numerosi tipi di dolci, e quelli della linea Almaverde Bio, che include Farina Biologica di grano tenero tipo “0”, Farina Biologica di grano Kamut® e Farina Biologica Integrale Macinata a Pietra.

Le vostre proposte interessano solo il mercato italiano?

Molino Spadoni non limita le proprie vendite al solo mercato italiano ma esporta una percentuale significativa della propria produzione anche all’estero, come ad esempio in USA, Gran Bretagna, Francia, Spagna, ma anche Russia, Giappone, Maldive. Tendenzialmente le vendite all’estero riguardano il settore professionale, più che quello domestico.

Qual è in assoluto, tra i prodotti, il più venduto?

Il prodotto più performante è la Farina Gran Mugnaio Antigrumi, di cui vendiamo un milione di confezioni al mese.

C’è una ricetta, tra quelle riportate sulla confezione, che lei ha testato personalmente e che suggerisce?

Ogni ricetta è testata personalmente da me, per cui posso garantirne il successo di realizzazione. Suggerisco La Torta Mele e Noci,  riportata sulla confezione della Miscela Universale ma la Torta Noci e Cioccolato, da fare con la Farina che Lievita, è sicuramente una delle migliori!


TORTA NOCI E CIOCCOLATO
vai alla ricetta




domenica 22 gennaio 2012

NELLA BOTTEGA DEI SOGNI

Il Maestro degli eventi apre le porte alla dolcezza


Aller, mise en place, cadeaux de marriage: solo alcuni dei vocaboli della bibbia degli eventi firmata Enzo Miccio, dove gli Adamo ed Eva sono gli sposi dei giorni nostri che peccano di buon gusto.

Wedding planner per eccellenza dentro e fuori la televisione, Miccio dedica una cura maniacale ai dettagli, disegnando ogni matrimonio come un evento assolutamente unico. 
Passando per le sue mani, i sogni d’amore si posano sulla carta e iniziano il viaggio verso la realtà.
Dallo scorso settembre, le sue indicazioni per una riuscita impeccabile sono raccolte nel libro "Matrimonio da favola" – stile e sentimento tra sogno e realtà(Ed.RIZZOLI), un manuale ricco di consigli e idee raffinate che non può mancare nella biblioteca di ogni futura sposa. Proponendo sempre soluzioni innovative e ricche di creatività, Miccio accompagna ogni sposa verso il suo giorno: dall'ideazione degli inviti alla scelta di location, catering e, naturalmente, abito; dalla decorazione floreale della chiesa all'illuminazione, dalla musica alle bomboniere fino alla torta nuziale.



La sua pluriennale esperienza nell’organizzazione di eventi, è a disposizione anche di chi sceglie la professione di Wedding Planner, attraverso corsi che affrontano tutti gli aspetti dell’organizzazione di un matrimonio, dalle formalità legali al coordinamento dei fornitori.

Napoletano  dall’animo dandy e fascino francese. Il suo stile è di moda ma l’originale è solo lui.

“Io tu e le torte” incontra Enzo Miccio.

Nel libro, racconti il diario di donne che arrivano all’altare. Immaginiamo il giorno più bello di  tre   regine del gossip, alla continua ricerca del principe azzurro:  Valeria Marini, la diva; Manuela Arcuri, la verace; Elisabetta Canalis, hollywoodiana d’adozione. Che matrimonio hai in mente per loro?

Se dovessi pensare al matrimonio della super Valeria nazionale non potrebbe che essere esplosivo come lei.
Mi piacerebbe organizzarlo in un palazzo principesco, magari un’ antica dimora di un Maharaja',  dove mettere in scena una fiaba "mille e una notte" nella quale Valeria potrebbe sentirsi l'unica e indiscussa regina.... Uno scrigno prezioso e scintillante come i gioielli che ama indossare.
L'abito rigoroso e castigato con un coupe de theatre sulla schiena coperta da una cascata di gemme. Niente scolli esibiti o spacchi vertiginosi.
Per la torta una grande gabbia dorata che racchiude una enorme wedding cake bianca trasportata da una elegante portantina con 4 mori con turbanti in seta.

Ad Emanuela Arcuri mi piacerebbe invece proporre un' ambientazione storica. L'idea sarebbe di ambientare l'evento in uno scenografico borgo medioevale. Vorrei rivestire a festa tutto il borgo che attende giulivo l'arrivo della bella Emanuela.  Ricreare per l'aperitivo un percorso enogastronomico itinerante con cibi dell'epoca, serviti come ad una festa popolare con le tradizioni e i costumi del tempo, fino ad arrivare alla tenuta padronale dove un incantevole tavolo imbandito con cibo, fiori e frutta traboccante attende tutti gli ospiti pronti al baccanale.
Per il  finale non una torta ma un gran buffet di torte di tutti i gusti e di ogni forma e dimensione.
L'abito in duchesse di seta con un corsetto e gonna ampia color noisette.

Per Elisabetta Canalis un matrimonio moderno e sofisticato al tempo stesso. Lei e' una grande sognatrice (questo spiegherebbe come ha potuto anche solo per un momento pensare di poter sposare George) .... e questo ci porta a scegliere una location in alto, tra le nuvole.
Siamo sulla terrazza di un altissimo grattacielo con un magnifico skyline. Vista stupenda e scintillio di una città molto cosmopolita e brulicante.
Cocktail party intorno ad una piscina illuminata con luci livide e musica jazz di sottofondo. Poco cibo, molto vino e tanta voglia di divertirsi.
Lei indossa un abito in millefoglie d'organza con un po' di strascico.  Impalpabile, leggiadro, rosa cipria.
Per la torta  ci si sposta sulla piscina dove e' montata una pedana in plexiglas trasparente circondata da una Big band di fiati in smoking bianco. Hollywoodiano? Beh, lei dovrebbe essere abituata :-)

In quale momento del pranzo si serve il dolce? 
Sancisce il gran finale, il coupe de theatre che tutti si aspettano.
Si serve alla fine del pranzo, dopo la frutta, anche perché se mangiata dopo il dolce sembrerebbe troppo aspra.

C’è un dolce bandito dal banchetto di nozze?
Nessuno, tutti ben accetti, naturalmente attenzione alle stagioni.... Forse il cioccolato va bene da settembre in poi....

Il tuo dolce preferito?
Mangio pochi dolci.... Forse si vede :-) da buon partenopeo il baba' resta comunque il dolce che mangio piu volentieri.

Per brindare ad un evento in casa Miccio, si beve spumante o champagne?
Indifferentemente le due cose, mai mescolandole ovviamente....

Al momento del brindisi si dice: Prosit, Cin Cin, A la saluté o Bollicine?
Bollicine, ca va sans dire!




"E' curioso vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto hanno maniere semplici".  G.Leopardi








sabato 21 gennaio 2012

LA FIABA DI UN AMORE

C’era una volta un grande Regno dell’etere, fatto di luci, suoni, colori, chiamato il Mondo della Televisione.

Le attività del Regno erano Quiz, Varietà, Talent Show, Fiction e chi non abitava il regno poteva seguirne le vicende standosene comodamente seduto nel  salotto di casa.
Erano in molti quelli che volevano farne parte ma se facilmente vi si accedeva, difficilmente si riusciva a rimanere.

Nel Regno c’era un castello fatto di Ascolti altissimi e insuperabili chiamato Eredità, dove viveva una Strega buona di nome Bibi.
I suoi capelli erano color del sole e i suoi occhi profondi come il mare. Il suo potere era l’Eleganza e non si separava mai dalle amate scarpette col tacco alto, che spesso suscitavano l’invidia delle compagne.
Pochi anni dopo, nel Regno giunse un Principe dal Fattore X di nome Cipunto.

Il Principe Cipunto veniva da una terra lontana, era alto, magro e indossava una corazza di coralli. 
Si presentò al cospetto della Strega buona e insieme si ritrovarono ad affrontare una vasta folla di indomabili aspiranti alla cittadinanza del Regno.

La Strega, rimasta folgorata dalla veemenza del Principe Cipunto, ne catturò il suo sonno, il suo appetito, i suoi pensieri, il suo cuore e ne fece una pozione d’amore portentosa e di successo.

Fulmini e tempeste si abbatterono sul Regno ma il loro amore non conobbe mai l’inverno dei cuori.

Tre anni più tardi, le ultime raffiche di vento caldo portarono aria di nozze.
Alla notizia, i pasticcieri di corte mobilitarono le cucine, facendo a gara per preparare il dolce più bello. In breve tempo, la dimora del Principe fu invasa da un trionfo di opere di zucchero: torte monumentali con fregi finemente scolpiti e fiori e frutti che parevano modellati dalla natura.
Su tutte vinse la semplicità.
La mattina seguente, al sorgere del sole, il Principe la svegliò, chiedendole di sposarlo, con la piccola tortina raffigurante il grande sogno e un cartiglio, su cui aveva scritto la fiaba di un amore.


lunedì 16 gennaio 2012

UNA MELA AL GIORNO … MEGLIO SE COL DOLCE!

Dal giardino dell’Eden alle nostre tavole, la mela è il frutto delle quattro stagioni e il vero peccato è non mangiarla.

Quella stregata avvelena Biancaneve, quella grande è il simbolo della città di New York, quella d’oro è il premio di Paride ad Afrodite, poiché ella era, secondo lui, la più bella dea dell'Olimpo.

La mela è da sempre alleata della bellezza: ha un bassissimo apporto calorico e, grazie alla pectina, aiuta ad eliminare dal corpo le sostanze tossiche. E’ un ottimo antiossidante  poiché contiene provitamina A, vitamine B1, B2, B6, E , C, niacina e acido folico, insieme a flavonoidi e carotenoidi.

Esistono ben oltre mille varietà di mela. In cucina trova largo impiego nella preparazione di primi, secondi e soprattutto trova sempre un posto nel cestino della merenda.

Sono tanti i dolci che contemplano le mele: strudel, apple pie, crumble, …
per peccare c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Piaceri diversi, unica punizione.
I golosi si ritroveranno nello stesso cerchio!

CROSTATA MELE E CANNELLA 

INGREDIENTI

BASE
360 g Farina
200 g Burro
100 g Zucchero
½ bustina di Lievito
1 Uovo
1 pizzico di Sale

RIPIENO
4 Mele
2 cucchiai di Zucchero
1 cucchiaino raso di Cannella
1 Limone

COMPOSIZIONE 
4 Biscotti di grano saraceno
Latte
Marmellata di albicocche


martedì 10 gennaio 2012

UNA CUCINA COLOR GIALLO ZAFFERANO

Il perfetto menù delle feste? Un’idea per un secondo originale? Un piatto unico facile e veloce?
Che tu abbia tempo da trascorrere davanti ai fornelli o che sia semplicemente un buongustaio che non si accontenta del panino,  inizia a cucinare da internet, digitando sul motore di ricerca: Giallo Zafferano.
Ogni settimana su Giallo Zafferano vengono pubblicate 13 foto ricette e 3 video ricette, che fanno del sito un vero e proprio settimanale di cucina.
Davanti alle telecamere e dietro ogni ricetta c’è Sonia Peronaci, mamma di tre figlie e testimonial, nello spot tv, del formaggio spalmabile.
Il suo viso tradisce le radici: gote rosse e capelli neri e ricci. Di madre tirolese e padre calabrese, porta i tratti delle cucine d’origine ma il sorriso è riconducibile solo a lei.

Io tu e le torte incontra lo chef Sonia Peronaci, ideatrice di Giallo Zafferano.

Quando e come è iniziata l’avventura di GialloZafferano?
L’avventura di GialloZafferano è iniziata nel 6 giugno 2006 quando io, il mio compagno e il nostro socio Julien, abbiamo pensato di lasciare il nostro lavoro che aveva a che fare con fisco&tasse e buttarci in qualcosa che rispecchiasse di più le nostre passioni: la cucina e internet. Da lì alla creazione di GialloZafferano è passato qualche mese di lavoro e tante idee ma da subito ci è stato chiaro che avremmo voluto realizzare un sito con ricette testate e, soprattutto, fotografate in modo da dare un supporto chiaro e preciso agli utenti. L’imperativo era “rendere più semplice la vita in cucina” e a quanto pare, considerando i commenti entusiasti dei nostri utenti, ci siamo riusciti.

GialloZafferano è presente in rete, oltre che col sito internet, anche con il blog, canale Youtube dedicato e la fan page di Facebook. Quanti sono, mediamente, gli internauti che ogni giorno approdano nella tua cucina? 
Gli utenti che ogni giorno vengono a visitare la mia cucina virtuale sono moltissimi, più di 300.000, ai quali vanno aggiunti i 103.000 amici iscritti alla mia Fan Page e i 25.000 al sito. Senza considerare gli utenti che ci seguono su YouTube e che non si perdono neppure una delle video ricette che settimanalmente pubblichiamo, non risparmiando consigli, suggerimenti e critiche che ci aiutano a crescere e migliorare. A me piace considerarla come una grande famiglia dove tutti ci diamo una mano: noi cerchiamo di offrire il miglior servizio e loro ci aiutano a capire come renderlo migliore.

Dove vengono “sfornate” le foto e video-ricette?
Tutte le foto e le video ricette vengono sfornate nelle cucine della nostra redazione milanese. Non è sempre stato così: agli albori, tutte le ricette venivano realizzate e fotografate nella cucina di casa mia! Ricordo quel periodo come uno dei più eccitanti e adrenalinici della mia vita; tutto era casalingo eppure mi premuravo di curare i piatti nei minimi dettagli. Quando ho finalmente avuto una redazione tutta per me non ho perso la voglia di curare in modo maniacale le ricette ma ho avuto a disposizione più spazio, attrezzature migliori e, cosa più importante, un team con cui lavorare che mi ha aiutata, e mi aiuta ancora adesso,  a rendere GialloZafferano il sito che è diventato.

Dallo scorso 29 Novembre le tue ricette sono anche su carta stampata, raccolte nel libro Le mie migliori ricette. GialloZafferano, edito da Mondadori e alla seconda ristampa.  Ci suggerisci la ricetta di un dolce  presente nel libro che hai preparato con più piacere?
La torta al caffè, un grande classico del quale esistono diverse varianti.
Il caffè non è roba per signorine. Volevo una torta da uomini duri, che avesse lo stesso appeal del tiramisù e la stessa morbidezza delle torte al cioccolato (a guardar bene, infatti, gli uomini duri di solito un cuore tenero ce l’hanno pure loro), ho provato e riprovato finché non ho ottenuto il connubio perfetto: caffè e farina di nocciole tostate.
Dato che richiede una lunga preparazione, anche piuttosto complessa, ammetto che bisogna essere piuttosto motivati quando ci si posiziona in cucina e si mette mano ai vari ingredienti, però ne vale assolutamente la pena: con le dosi indicate otterrete una torta imperiale, bella da vedere e importante, una torta da occasioni speciali.

Se non avessi parlato di cucina, quale altra passione avresti raccontato?
Sicuramente qualcosa di molto creativo, manuale e, ovviamente, utile!
Ma non svelo niente, potrebbe diventare il mio prossimo progetto.                              

TORTA AL CAFFÈ
Per la base
Zucchero: 220 g
Farina di nocciole tostate: 150 g
Farina 00: 75 g
Fecola di patate (o maizena): 75 g
Burro: 250 g
Uova (medie): 6
Caffè: 8 g
Lievito in polvere per dolci: 1 bustina

Per la crema al caffè
Latte: 500 ml
Burro: 250 ml
Zucchero semolato: 200 g
Uova (medie): 4 tuorli
Colla di pesce: 20 g
Caffè solubile: 18 g
Panna fresca: 500 ml
Zucchero a velo: 50 g

Per la bagna al caffè
Caffè solubile: 1 cucchiaio
Acqua calda: 100 ml
Zucchero: q.b.

Difficoltà: alta
Cottura: 60 minuti
Preparazione: 240 minuti
Dosi per: 10 persone


1          Cominciate dalla base, sbattendo il burro a crema soffice assieme a 100 g di zucchero semolato. Unite quindi i tuorli uno alla volta, senza smettere di sbattere, e infine il caffè solubile che avrete precedentemente disciolto in un cucchiaio di acqua bollente. Montate gli albumi a neve e, sempre sbattendo, aggiungete poco alla volta il restante zucchero semolato. Versate il composto di burro e tuorli in una ciotola capiente dove verserete la farina di nocciole tostate, la farina 00, la fecola e il lievito setacciati. Amalgamate con un paio di cucchiaiate di albumi montati per ammorbidire l’impasto, poi mescolate delicatamente anche il resto degli albumi. Versate il tutto in una tortiera di 24 cm di diametro preventivamente imburrata e infarinata ed infornate in forno caldo a 180° per circa 45-50 minuti (fate la prova con lo stecchino per verificare la cottura). Una volta cotta la base, sfornatela, lasciatela intiepidire e poi sformatela su di un piatto.

2          Nel frattempo preparate la crema al caffè. Mettete a bagno in acqua molto fredda la colla di pesce finché non sarà ammorbidita e versate in un tegame il latte, lo zucchero semolato e i tuorli. Portate a sfiorare il bollore, poi aggiungete la colla di pesce strizzata, il caffè solubile e il burro a cubetti, quindi mischiate, fate sobbollire per 2 minuti, spegnete il fuoco e versate la crema in un contenitore largo e basso. Copritela crema con la pellicola, facendola aderire alla superficie: eviterete  così che si rapprenda. Mettetela in frigorifero a raffreddare e addensare per 3-4 ore circa.

3          Sciogliete quindi il caffè solubile in 100 ml di acqua bollente (oppure preparate 100 ml di caffè con la moka) e addolcitelo con lo zucchero (quantità a piacere). Lasciate raffreddare la bagna.

4          Quando la crema sarà fredda, gelatinosa e compatta, passatela con le lame di un mixer per farla tornare cremosa (se ci fossero grumi, passatela al setaccio) e mischiatela delicatamente con la panna montata che avrete zuccherato, quindi mettete il composto in frigorifero per almeno mezz’ora.

5          Tagliate la base della torta al caffè a metà e inzuppate la superficie inferiore con metà della bagna, poi spalmatevi abbondante crema al caffè e coprite il tutto con l’altra metà della base, la cui superficie inzupperete con la restante bagna. Ricoprite tutta la torta con la crema al caffè. Con quella che avanzerà, riempite una sac-à-poche e decorate la torta realizzando delle roselline di crema, sulle quali poggerete dei piccoli cioccolatini a forma di chicco di caffè. Decorate il perimetro inferiore della torta con della granella di nocciole e ponete la torta in frigorifero fino al momento di servirla.

CONSIGLIO
Se volete, potete sostituire la farina di nocciole tostate, dal profumo e dal sapore deciso, con la stessa quantità di farina di mandorle, più delicata.


Si ringrazia Giallo Zafferano 

lunedì 9 gennaio 2012

I DOLCI GIOIELLI DI SARONNO

Un impasto di albume e zucchero: così nascono gli amaretti.
Sono semplici meringhe ma la ricetta svela la presenza di armelline, i semi racchiusi nei noccioli delle albicocche.
Le armelline hanno un retrogusto gradevolmente amarognolo e, in pasticceria, sono spesso abbinate alle mandorle dolci.
Tuttavia il loro consumo è limitato ad un uso aromatico poiché contengono una percentuale molto bassa di un derivato dell'acido cianidrico che, a dosi elevate però, risulterebbe altamente tossico.

La leggenda racconta del Cardinale di Milano in visita al Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno. Correva l’anno 1718  e  in suo onore una giovane coppia preparò un impasto a base di zucchero, armelline e bianco d'uovo che, fatto lievitare in forno, diede origine a dei biscotti tondi chiamati amaretti.

La famiglia Lazzaroni è sinonimo di questa specialità dolciaria dagli inizi del Settecento e oggi gli amaretti sono uno dei simboli del lifestyle italiano nel mondo. La mitica scatola in latta rossa, dal fascino vintage, ha conquistato anche i produttori del cinema dei giorni nostri a tal punto da volerla dietro il bancone della tavola calda, in una scena di Harry Potter e i doni della Morte del 2010.

Una ricetta originale fatta di ingredienti semplici, lavorati con cura è il segreto della bontà unica degli amaretti, la stessa che ogni giorno si ritrova in tutti gli altri prodotti Lazzaroni.

Nutrirsi bene è volersi bene.


LES BOUTONS DE LEA
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